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                Unione Italiana Ornitofili 
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                INFLUENZA AVIARE 
                L’influenza aviare è una 
                malattia sostenuta da virus influenzali di tipo A appartenenti 
                alla famiglia delle Orthomyxoviridae. Tali virus possono essere responsabili di 
                gravi infezioni nei volatili, in molti mammiferi domestici e 
                selvatici e nell’uomo. In base all’attuale sistema 
                di nomenclatura i ceppi virali vengono distinti sulla base 
                delle combinazioni degli antigeni di superficie H 
                (emoagglutinine) ed N (neuroamminidasi). A tutt’oggi sono 
                state individuate 15 differenti emoagglutinine e 9 
                neuroamminidasi riscontrabili in tutte le diverse combinazioni, 
                la stragrande maggioranza delle quali isolata per la prima 
                volta dagli uccelli. I virus responsabili dell’influenza 
                aviaria possono essere classificati sulla base della forma 
                clinica di malattia che essi determinano nelle specie 
                sensibili. Ceppi scarsamente virulenti possono determinare la 
                cosiddetta influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI) 
                che si manifesta con un quadro sintomatologico aspecifico 
                caratterizzato prevalentemente da sintomi respiratori ed 
                enterici. Per contro alcuni ceppi virali appartenenti ai 
                sottotipi H5 ed H7 possono causare l’influenza aviare ad 
                alta patogenicità (HPAI), malattia sistemica 
                generalizzata, che può provocare la morte del 100% dei 
                soggetti colpiti. Dal punto di vista legislativo 
                l’influenza aviaria ad alta patogenicità viene 
                disciplinata dalla Direttiva 
                92/40/EC, direttiva comunitaria 
                recepita dal DPR 656/96, che istituisce misura di controllo e 
                lotta per malattia, ed è inoltre inclusa fra le malattie 
                della lista A dell’OIE, considerata 
                quindi una pericolosa malattia altamente contagiosa e 
                diffusiva. 
                INFLUENZA AVIARE COME ZOONOSI (Da Il 
                Progresso Veterinario) (liberamente tradotto da WHO Weekly epidemiological record 15.01.2004) Patrizia Parodi Ministero della Salute La malattia nelle specie aviare: impatto e misure di controllo 
                L’influenza aviare è una 
                malattia infettiva degli uccelli causata da ceppi di tipo A del 
                virus influenzale. La malattia, che fu identificata per la 
                prima volta in Italia oltre 100 anni fa, ha diffusione 
                mondiale. Tutti gli uccelli sembrano essere suscettibili 
                all’infezione, sebbene alcune specie mostrino una 
                più elevata resistenza di altre. L’infezione causa 
                un ampio spettro di sintomi, che vanno da una forma lieve ad 
                una malattia altamente contagiosa e rapidamente fatale, che si 
                manifesta in gravi forme epidemiche. Quest’ultima 
                è conosciuta come “influenza aviare altamente 
                patogena” ed è caratterizzata da un inizio 
                improvviso, una severa sintomatologia ed una rapida morte, con 
                un tasso di mortalità che può raggiungere il 
                100%. Si conoscono 15 sottotipi di virus influenzali che 
                possono infettare gli uccelli, e che rappresentano un ampio 
                serbatoio di virus influenzali potenzialmente patogeni per le 
                popolazioni avicole. Sin ora tutte le forme altamente patogene 
                sono state causate da virus influenzali di tipo A, sottotipi H5 
                e H7. Le anatre selvatiche, che rappresentano il serbatoio 
                naturale dei virus dell’influenza aviare, sono la specie 
                più resistente all’infezione. Il pollame 
                domestico, fra cui i polli ed i tacchini, sono particolarmente 
                suscettibili alle epidemie di influenza altamente patogena. Il 
                contatto diretto o indiretto di specie domestiche con le anatre 
                selvatiche è stato implicato numerose volte come causa 
                delle epidemie. I mercati di specie avicole vive hanno 
                anch’essi giocato un ruolo importante nella diffusione 
                dell’infezione. Recenti ricerche hanno mostrato che i virus a bassa patogenicità possono, dopo aver circolato per un certo tempo in una popolazione avicola, mutare in virus altamente patogeni. Durate l’epidemia del 1983-84 negli Stati Uniti d’America, il virus H5N2 causò inizialmente una bassa mortalità, tuttavia dopo 6 mesi divenne altamente patogeno, con una mortalità vicina al 90%. Il controllo dei focolai richiese la distruzione di oltre 17 milioni di uccelli, con un costo approssimativo di 65 milioni di dollari. Durante l’epidemia del 1999-2000 in Italia, il virus H7N1, inizialmente a bassa patogenicità, mutò dopo 9 mesi in una forma altamente patogena. Oltre 13 milioni di uccelli morirono o furono distrutti. Le misure quarantenarie negli allevamenti infetti e la distruzione degli animali infetti o potenzialmente infetti sono le misure di controllo generalmente usate per prevenire la diffusione dell’infezione ad altri allevamenti e a Paesi indenni. Oltre ad essere altamente contagiosi, i virus influenzali sono trasmessi rapidamente da allevamento ad allevamento per via meccanica, ad esempio attraverso oggetti contaminati, veicoli, alimenti per animali, gabbie, o indumenti. I virus influenzali altamente patogeni possono sopravvivere per lunghi periodi nell’ambiente, specialmente quando le temperature sono basse. L’applicazione di rigide misure sanitarie negli allevamenti può, tuttavia, conferire un certo grado di protezione. In assenza di un immediato controllo e di un buon sistema di sorveglianza, un’epidemia può durare per anni. Per esempio, l’epidemia di influenza aviare H5N2, che cominciò in Messico nel 1992 come una forma a bassa patogenicità, si trasformò in una forma altamente patogena e non fu controllata fino al 1995. 
                Un virus che muta costantemente: due 
                conseguenze  
                Tutti i virus influenzali di tipo A, 
                incluso quelli che regolarmente causano epidemie stagionali di 
                influenza umana, sono geneticamente labili e ben adattati per 
                eludere le difese dell’ospite. I virus influenzali 
                mancano dei meccanismi per la lettura e la correzione di errori 
                che si possono verificare durante la replicazione. Come 
                risultato di questi errori non corretti, cambia la composizione 
                genetica dei virus durante la replicazione negli uomini e negli 
                animali e il ceppo di partenza è sostituito da una nuova 
                variante antigenica. Queste modifiche costanti, permanenti e 
                generalmente piccole nella composizione antigenica dei firus 
                influenzali di tipo A sono conosciute come “drift” 
                antigenico. La tendenza dei virus influenzali a subire 
                frequenti e permanenti mutamenti antigenici necessita un 
                costante monitoraggio della situazione influenzale globale e 
                aggiustamenti annuali nella composizione dei vaccini 
                anti-influenzali. Sin dall’inizio, nel 1947, entrambe le 
                attività sono state pietre miliari del programma globale 
                sull’influenza dell’Organizzazione Mondiale della 
                Sanità (OMS) http:
                //www.who.int/csr/disease/influenza/en/. I virus influenzali hanno una seconda caratteristica 
                molto preoccupante a livello di sanità pubblica: i virus 
                influenzali di tipo A, incluso i sottotipi provenienti da 
                specie differenti, possono scambiarsi o 
                “riassortirsi” materiale genetico e incorporarlo. 
                Questo processo di riassortimento, conosciuto come 
                “shift” antigenico, risulta in un nuovo sottotipo, 
                differente da entrambi i virus di partenza. Poiché la 
                popolazione non avrà immunità per il nuovo 
                sottotipo, e poiché i vaccini esistenti non potranno 
                conferire protezione, i mutamenti antigenici hanno causato 
                storicamente pandemie altamente letali. Perché 
                ciò accada, il nuovo sottotipo deve possedere geni di 
                virus influenzali umani che lo rendano immediatamente 
                trasmissibile da persona a persona. Si ritiene da molto tempo 
                che, fra le condizioni che favorirebbero i mutamenti 
                antigenici, rientri il fatto che le persone abitino in stretta 
                prossimità con il pollame domestico ed i suini. 
                Poiché i suini sono suscettibili alle infezioni sia con 
                virus aviari che di mammiferi, incluso ceppi umani, possono 
                servire come “frullatori” per il rimescolamento di 
                materiale genetico da virus umani ed aviari, risultante 
                nell’apparizione di un nuovo sottotipo. Recentemente, 
                tuttavia, è stato identificato un secondo possibile 
                meccanismo. I fatti sembrano indicare che, almeno per alcuni 
                dei 15 sottotipi di virus che circolano nelle popolazioni 
                avicole, gli stessi esseri umani possono servire come 
                “frullatori”. 
             Infezione umana con virus influenzali aviari 
                I virus influenzali aviari normalmente non 
                infettano specie diverse da quelle avicole e dai suini. La 
                prima infezione umana documentata con virus influenzali aviari 
                si ebbe ad Hong Kong nel 1997, quando il ceppo H5N1 
                causò una grave forma respiratoria in 18 persone, 6 
                delle quali morirono. L’infezione umana coincise con 
                un’epidemia di influenza aviare altamente patogena, 
                causata dallo stesso ceppo, nel pollame di Hong Kong. Ampi 
                studi condotti in quel focolaio determinarono che lo stretto 
                contatto con pollame vivo infetto era stato la causa 
                dell’infezione umana. Studi condotti a livello genetico 
                determinarono inoltre che il virus era passato direttamente dal 
                pollame all’uomo. In quell’occasione si ebbe una 
                limitata trasmissione al personale sanitario, che tuttavia non 
                causò una severa patologia. La rapida distruzione, entro 
                tre giorni, di tutto il pollame di Hong Kong, stimata in circa 
                1,5 milioni di uccelli, ridusse le opportunità per 
                un’ulteriore trasmissione all’uomo, e potrebbe aver 
                evitato una pandemia. Quell’episodio allarmò le 
                autorità sanitarie, poiché era la prima volta che 
                un virus influenzale aviare era trasmesso all’uomo, 
                causando una grave malattia altamente mortale. L’allarme 
                aumentò nuovamente nel febbraio 2003, quando un focolaio 
                di influenza aviare H5N1 ad Hong Kong causò 2 malati ed 
                1 morto in una famiglia che aveva viaggiato recentemente nella 
                Cina del sud. Un altro bambino della famiglia morì 
                durante quel viaggio, ma non si conosce la causa della morte. 
                Due altri virus influenzali aviari sono stati recentemente 
                causa di malattia umana. Un focolaio di influenza aviare 
                altamente patogena H7N7, apparso in Olanda nel febbraio 2003, 
                causò la morte di un veterinario due mesi dopo, ed una 
                forma patologica lieve in altre 83 persone. Forme lievi di 
                influenza aviare H9N2 nei bambini si verificarono ad Hong Kong 
                nel 1999 (due casi) e a metà dicembre 2003 (un caso). Il 
                ceppo H9N2 non è altamente patogeno negli uccelli. 
                Più recentemente, nel gennaio 2004, l’allarme 
                crebbe nuovamente quando test di laboratorio confermarono la 
                presenza di virus influenzale aviare H5N1 in casi umani di 
                gravi forme respiratorie nella parte nord del Vietnam. 
             Perché H5N1 causa particolare preoccupazione? 
                Dei 15 sottotipi di virus 
                dell’influenza aviare, H5N1 è particolarmente 
                preoccpante per diverse ragioni. H5N1 muta rapidamente ed ha 
                una documentata propensione ad acquisire geni da virus che 
                infettano altre specie animali. La sua abilità a causare 
                una grave malattia nell’uomo è ormai stata 
                documentata in due occasioni. Inoltre, studi di laboratorio 
                hanno dimostrato che isolati da questo virus hanno una alta 
                patogenicità e possono causare una grave malattia 
                nell’uomo. Gli uccelli che sopravvivono 
                all’infezione, eliminano il virus per almeno 10 giorni, 
                per via orale e nelle feci, facilitando così 
                l’ulteriore diffusione nei mercati di pollame vivo e 
                attraverso uccelli migratori L’epidemia di influenza avaire altamente patogena causata da H5N1, iniziata a metà dicembre 2003 nella Repubblica di Corea ed attualmente diffusasi in altri paesi asiatici, è pertanto particolarmente preoccupante per i risvolti di sanità pubblica. Nel 1997 fu dimostrata la capacità delle varianti H5N1 di infettare direttamente le persone, e ciò fu confermato nuovamente in Viet Nam in gennaio 2004. La diffusione dell’infezione negli uccelli aumenta le opportunità del verificarsi di un’infezione diretta nelle persone. Se più persone si infettano in un certo periodo di tempo, aumenta anche la possibilità che le persone, se infettate con ceppi di influenza umana ed aviare, possano servire come “frullatori” per l’apparizione di un nuovo sottotipo con sufficienti geni umani da essere facilmente trasmissibile da persona a persona. Se si verificasse, tale evento, sarebbe l’inizio di una pandemia influenzale. 
                Pandemie influenzali: si possono evitare?  
                
             
                Basandosi sui dati storici, ci si 
                può attendere una pandemia influenzale, in media, tre 
                quattro volte ogni secolo in concomitanza con 
                l’insorgenza di nuovi sottotipi virali rapidamente 
                trasmissibili da persona a persona. Tuttavia il verificarsi di 
                pandemie influenzali non può essere previsto in 
                anticipo. Nel ventesimo secolo la grande pandemia influenzale 
                del 1918-1919, che si stima causò in tutto il mondo 
                40-50 milioni di morti, fu seguita da altre due pandemie, nel 
                1957-1958 e nel 1967-1968 rispettivamente. Gli esperti 
                concordano che un’altra pandemia influenzale è 
                inevitabile e molto probabilmente imminente. La maggior parte 
                degli esperti inoltre concorda sul fatto che l’immediata 
                eliminazione di tutta la popolazione avicola di Hong Kong nel 
                1997 molto probabilmente evitò una pandemia. Diverse 
                misure possono aiutare a ridurre i rischi di sanità 
                pubblica che possono nascere da grandi focolai di influenza 
                aviare altamente patogena H5N1 negli uccelli. Una 
                priorità immediata è fermare l’ulteriore 
                diffusione dell’epidemia nella popolazione aviare. Questa 
                strategia serve a ridurre le opportunità di esposizione 
                umana al virus. La vaccinazione delle persone ad alto rischio 
                di esposizione al pollame infetto, usando i vaccini esistenti 
                contro i ceppi influenzali umani circolanti, può ridurre 
                la possibilità di coinfezione delle persone con virus 
                influenzali umani e aviari, e perciò ridurre il rischio 
                di scambio di geni. Le persone addette all’eliminazione 
                del pollame devono essere protette contro l’infezione 
                usando idonei indumenti ed attrezzature. Come ulteriore misura 
                profilattica, queste persone dovrebbero inoltre ricevere 
                farmaci antivirali. Quando si verificano casi di influenza 
                aviare nelle persone, è necessario disporre 
                immediatamente di informazioni sulla dimensione 
                dell’infezione negli animali e nell’uomo e sui 
                virus influenzali circolanti in modo da effettuare una 
                valutazione del rischio e disporre le misure di controllo 
                più adeguate. Inoltre è essenziale condurre 
                un’indagine approfondita su ogni caso. Mentre l’OMS 
                ed i membri della sua rete globale sull’influenza, 
                insieme ad altri organismi internazionali possono fornire 
                collaborazione in molte di queste attività, 
                l’effettivo controllo dei rischi sanitari dipende anche 
                dalle potenzialità dei laboratori e del sistema 
                epidemiologico del paese colpito e dall’adeguatezza del 
                sistema di sorveglianza in atto. Mentre tutte queste 
                attività possono ridurre la possibilità che si 
                manifesti un ceppo pandemico, è impossibile rispondere 
                con certezza alla domanda se un’altra pandemia 
                influenzale può essere evitata. 
             Decorso clinico e trattamento dei casi umani di influenza aviare H5N1 
                Le informazioni che sono state pubblicate 
                sul decorso clinico delle infezioni umane con influenza avaire 
                H5N1 sono limitate agli studi relativi ai casi verificatisi 
                durante i focolai di Hong Kong nel 1997. In 
                quell’occasione, i pazienti mostrarono sintomi quali 
                febbre, mal di gola, tosse e, in diversi casi con esito fatale, 
                grave sintomatologia respiratoria, secondaria alla pneumonia 
                virale. Furono colpiti adulti e bambini precedentemente sani ed 
                alcuni affetti da patologie croniche. I test per la diagnosi di 
                tutti i ceppi influenzali umani e animali sono rapidi e 
                affidabili. Molti laboratori della rete globale 
                sull’influenza dell’OMS dispongono delle strutture 
                di alta sicurezza e dei reagenti per realizzare questi test, 
                oltre ad una considerevole esperienza in materia. Sono inoltre 
                disponibili test rapidi per la diagnosi dell’influenza 
                umana al capezzale del malato, ma non hanno la precisione dei 
                test di laboratorio che si utilizzano attualmente per 
                determinare se l’infezione umana si sta diffondendo, sia 
                direttamente dagli uccelli o da persona a persona. I farmaci 
                antivirali, alcuni dei quali possono essere usati sia per il 
                trattamento che per la prevenzione, sono clinicamente efficaci 
                contro i ceppi virali di influenza A in adulti e bambini non 
                affetti da altre patologie, ma presentano alcune limitazioni. 
                Alcuni di questi farmaci sono molto costosi e di limitata 
                diffusione. L’esperienza nella produzione di vaccini 
                influenzali è anche considerevole, particolarmente 
                perché la composizione dei vaccini cambia ogni anno per 
                adeguarsi ai mutamenti nei virus circolanti. Tuttavia sono 
                necessari almeno quattro mesi per produrre nuovi vaccini in 
                quantità significative, capaci di conferire protezione 
                contro un nuovo sottotipo virale. 
             
                Normativa 
             
                Normativa comunitaria Direttiva 92/40/CEE del Consiglio, del 19 maggio 1992, 
                che istituisce delle misure comunitarie di lotta contro 
                l’influenza aviare  
                Normativa nazionale Decreto Presidente della Repubblica 15 novembre 
                1996, n° 656. Regolamento per l’attuazione della 
                direttiva 92\40CEE che istituisce misure comunitarie di lotta 
                contro l’influenza aviaria 
             
                Link utili 
             
                http://www.patologiaviare.org/ 
                http://crev.regione.veneto.it/index.php 
                http://www.oevr.org/ 
                http://www.bs.izs.it/cerev/influenza/ 
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