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                Unione Italiana Ornitofili 
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                NEWS UIO Maggio 2015 
             
                Caserta, recuperati uccelli esotici rubati  
                Sono stati recuperati dai carabinieri a Piedimonte Matese (Caserta) 10
 pappagalli e 6 fagiani rubati lo scorso 29 aprile ad Alife. I carabinieri della
 stazione di Alife hanno denunciato in stato di libert
à per ricettazione un 52enne di Piedimonte Matese, trovato in possesso degli
 uccelli a seguito di una perquisizione domiciliare. Gli animali recuperati, tra
 cui due pappagalli appartenenti a specie protetta, hanno un valore di circa
 30mila euro.
 
                Pappagalli in bottiglia per passare la dogana in Indonesia 
                Volatili in bottiglia. È l’ultima incredibile e crudele trovata di contrabbandieri senza scrupoli scoperta
 dalla polizia indonesiana. Oltre 20 esemplari di una ricercata specie di
 pappagallo dalle piume bianche e dalla cresta gialla stavano per passare la
 dogana del porto di Tanjung Perak, a Surabaya, compressi in altrettante
 bottiglie di plastica. Gli uccelli, che sul mercato vengono venduti a poco meno
 di 900 euro l
’uno, erano stati infilati in bottiglie con il fondo tagliato e senza tappo. Una
 misura minima per consentirne la sopravvivenza. Circa il 40% muore durante
 viaggi come questi. La polizia li ha liberati e affidati alle cure veterinarie.
 Il cacatua dalla cresta gialla 
è una specie inserita dal 2007 tra quelle a rischio dall’International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources. Si
 riproduce una sola volta l
’anno e depone appena due uova. Gli esemplari di questo uccello sono in
 diminuzione anche a causa delle deforestazioni: ne rimarrebbero circa 7.000.
 
                Italia ponte per la migrazione degli uccelli, in isole Tirreno pit stop 
                L’Italia viene considerata una rotta fondamentale per la migrazione degli uccelli,
 
“un vero e proprio ‘ponte’ geografico da e per il continente africano”. Lungo il nostro Paese, tra l’altro le coste e in particolare le isole del Tirreno diventano delle vere e
 proprie 
‘aree di sosta’, dei pit stop per ricaricare le forze e proseguire il viaggio verso il nord
 Europa. Non foss
’altro che per questo è “necessario conservare gli habitat, anche attraverso l’istituzione di aree protette”. Ed invece il popolo dei migratori rischia di incappare in “trappole mortali” e nel ‘mirino’ dei bracconieri dediti alla cosiddetta “caccia primaverile”. Per prevenire questa minaccia, sorvegliare e accompagnare gli uccelli in
 questo percorso, 
è iniziato il Campo anti-bracconaggio sull’Isola di Ischia nell’ambito della Campagna ‘Crimini di Natura’ lanciata dal Wwf Italia. “L’impatto del bracconaggio in tutte le isole del Tirreno meridionale - spiega
 Antonio Delle Monache, coordinatore guardie Wwf Lombardia - 
è gravissimo” perché si colpiscono “animali pronti per la nidificazione e appartenenti a specie che sono globalmente
 in diminuzione
”. I volatili più minacciati dai “bracconieri isolani” sono quaglia e tortora selvatica; ma anche piccoli uccelli come culbianchi,
 stiaccini, codirossi e esemplari di upupa e codirossone, insieme a decine di
 rapaci, tarabusini e rigogoli. La migrazione primaverile - spiega il Wwf Italia
 - 
è un evento stagionale “importantissimo nel Mediterraneo”, con le isole, specie quelle del Tirreno, che rappresentano dei pit-stop
 naturali lungo il Mediterraneo. La caccia primaverile aveva impatti cos
ì “gravi” da essere vietata in Italia dal 1977. Divieto “largamente disatteso soprattutto nelle piccole isole del Tirreno meridionale:
 Ischia, Procida, Ventotene e Ponza
”. Proprio ad Ischia il Wwf concentra la sua attività con il Campo anti-bracconaggio (il primo risale al 1995) che quest’anno partecipa, il 9 e 10 maggio, alla celebrazione della Giornata mondiale
 della migrazione degli uccelli promossa dal programma Ambiente delle Nazioni
 Unite: giorni in cui, oltre alla sorveglianza e alla prevenzione dal
 bracconaggio,
 è stato possibile osservare il passaggio degli uccelli.  
                
             
                Ibis eremita, 32 pulli pronti per addestramento alla migrazione 
                A Salisburgo, nel campo di lavoro del Waldrappteam, trentadue pulcini di Ibis
 eremita sono pronti ad intraprendere l
’addestramento che li condurrà in agosto a volare per oltre 800 kilometri alla volta dell’area di svernamento in Toscana. La notizia arriva dal Parco Natura Viva di
 Bussolengo, unico partner italiano del progetto LIFE+ cofinanziato dall
’Ue “Reason for hope”, che impegna i ricercatori austriaci nella reintroduzione in Europa dell’ Ibis eremita, specie migratoria estinta da quattrocento anni. “A bordo del proprio ultraleggero, voleranno ancora alla testa dello stormo
 Corinna Esterer e Anne-Gabriela Schmalstieg, le mamme adottive che l
’anno scorso hanno condotto i primi venti in una migrazione a dir poco
 rocambolesca
”, afferma Johannes Fritz, capoprogetto del Waldrappteam. “In questo modo, gli uccelli hanno imparato la rotta migratoria e sono stati in
 grado di tornare in Austria autonomamente, per trascorrere la stagione calda.
 Quest
’anno possiamo contare su quasi il doppio degli esemplari - continua Fritz - e
 quindi abbiamo voluto in squadra una seconda coppia di genitori adottivi nella
 quale, per la prima volta, compare un pap
à: accanto a Lara Cibulski, Pablo Przesang si sta già preparando a questa fase di addestramento”. 
                
             
                Ambientalisti Ue lanciano campagna online ‘Allarme natura’ 
                Mobilitazione degli ambientalisti europei in difesa delle leggi Ue ‘salva-natura’. Oltre 100 organizzazioni non governative hanno unito le forze per lanciare una
 campagna online, battezzata 
‘Allarme natura’, che consente ai cittadini di partecipare alla consultazione pubblica della
 Commissione europea, impegnata nella revisione di due direttive chiave: Habitat
 e Uccelli, fra le pi
ù importanti al mondo in termini di tutela di animali, piante e habitat, dall’estinzione. Ad organizzare e promuovere l’iniziativa online sono Wwf, BirdLife, European Environmental Bureau e Friends of
 the Earth Europe, che si battono perch
é le norme attuali vengano mantenute, applicate meglio e fatte rispettare. Gli
 ambientalisti temono che l
’esecutivo Ue abbia tutte le intenzioni di indebolire, più che di migliorare, le leggi esistenti. Grazie alla normativa attuale l’Europa conta sulla più estesa rete di aree protette al mondo, Natura 2000, che copre un quinto della
 superficie terrestre e il 4% delle aree marine dell
’Ue. La consultazione via web sarà l’unica occasione per il pubblico di esprimere la propria opinione durante la
 valutazione tecnica della Commissione europea, fino al prossimo 24 luglio. 
“Il Wwf ha combattuto per oltre 30 anni per assicurarsi che l’Europa avesse leggi di tutela della natura con standard di livello mondiale” afferma Tony Long, direttore dell’ufficio Ue del Wwf, deciso a “non lasciare che questa eredità venga distrutta”. Per questo “ora parte un appello popolare per mantenere viva la natura” afferma Long. Per partecipare, basta un clic su 
                www.naturealert.eu/it. All’iniziativa partecipano BirdLife Europa (Lipu in Italia), Wwf, EEB (European
 Environmental Bureau, di cui fanno parte Legambiente, Fai, Pronatura, Mamme
 antismog) e Friends of the earth Europa: viene offerta l
’opportunità a centinaia di milioni di cittadini europei di ‘’pronunciarsi contro le minacce che vengono portate alla protezione della natura
 e per ottenere dalla commissione Europea una migliore implementazione e
 rafforzamento delle leggi europee sulla biodiversit
à’‘. Legambiente, Wwf e Lipu chiedono, rivolgendosi alla commissione Europee, di ‘’migliorare l’applicazione delle direttive e rinforzare la difesa di specie e habitat’‘. La consultazione della campagna on-line è aperta anche sui siti delle tre associazioni; viaggia sui social network (l’hashtag è #allarmenatura per la campagna, mentre per le testimonianze sulla natura da
 amare 
è #lamianatura), e c’è anche la partecipazione di Claudio Bisio che dà voce al video della campagna. ‘’Abbiamo una grande mole di evidenze scientifiche che mostrano come queste
 direttive, quando implementate, funzionano - dichiara Angelo Caserta, direttore
 di BirdLife Europa - E anche numerosi esempi che dimostrano come queste
 normative non ostacolano lo sviluppo dell
’economia’‘. Mentre per Jeremy Wates, segretario generale EEB, ‘’invece di disfare le leggi europee, la Commissione europea e gli stati membri
 dovrebbero mettere pi
ù impegno nella loro implementazione’‘. 
                
             
                Chiaverano (TO), ucciso il cigno Baldassarre 
                Polemiche a Chiaverano (Torino) per l’uccisione di un cigno. Il centro di duemila abitanti nel Canavese si è mobilitato per assicurare alla giustizia l’assassino di Baldassarre, così come veniva chiamato un cigno bianco che viveva da oltre dieci sul lago Sirio.
 Il sindaco ha annunciato via Facebook di avere presentato ai carabinieri, dopo
 avere raccolto ogni informazione possibile, una denuncia contro l
’autore di un gesto “inqualificabile” e “vigliacco” ma avverte che non c’è ancora “la certezza di arrivare a una condanna” e, quindi, invita i testimoni a farsi avanti ufficialmente. Baldassarre è stato accusato, a volte, di essere invadente nei confronti dei frequentatori
 del lago Sirio: il sospetto 
è che a ucciderlo sia stato un bagnante. Si tratterebbe di un nuotatore che,
 ritrovandosi il cigno nelle vicinanze, gli avrebbe trascinato il capo sott
’acqua. Da tempo - ricorda il sindaco - l’animale era comunque “un simbolo bellissimo” del lago nonché “un’attrazione per grandi e bambini”. Per proteggere il cigno dalle polemiche era nata, su Facebook, la pagina “Io sto con Baldassarre” che ad oggi ha raccolto quasi 1.200 like. 
                
             
                Cosenza, sorpreso mentre esercitava attività di uccellagione 
                Un’operazione del Corpo Forestale dello Stato mirata alla  repressione dei reati in danno della fauna selvatica ha portato nei giorni
 scorsi al deferimento di un pensionato per il reato di uccellagione. L
’uomo è stato sorpreso in località “Granci” di Dipignano, dedito a tale attività illegale effettuata con l’utilizzo di trappole. A sorprenderlo sono stati gli uomini del Comando Stazione
 di Cosenza e del Nipaf, Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale del CFS del
 Comando Provinciale. L
’uomo aveva piazzato quattro  trappole nel proprio orto al fine di catturare uccelli della famiglia dei
 fringillidi. Nelle trappole, occultate con dei 
 cespugli,  erano rinchiusi esemplari di Verzellino, uccelli che, con la loro presenza ed il
 loro canto, sono usati al fine di attirare altri esemplari e farli finire in
 trappola. Le gabbie erano infatti munite di un
’ampia porta a molla tenuta aperta da un meccanismo che la faceva richiudere  in modo fulmineo quando l’avifauna protetta, attirata nella trappola, andava a beccare le sementi
 contenute in un posatoio. A seguito di tale accertamento il personale forestale
 intervenuto ha inoltre proceduto ad effettuare una perquisizione nei locali
 dell
’uomo nel quale sono stati rinvenuti 32 esemplari tra  Cardellini e Verzellini, nonché una rete completa per la pratica dell’uccellagione, per la quale la vigente normativa ne vieta anche la sola
 detenzione. All
’esito della perquisizione si è proceduto a contestare vari reati quali l’esercizio di attività di uccellagione e la detenzione e la cattura di fauna selvatica particolarmente
 protetta oltre a 
 sequestrate il materiale rinvenuto. Dopo aver verificato lo stato di salute
 presso il Cras di Rende dell
’avifauna illecitamente catturata si è provveduto come disposto dall’Autorità Giudiziaria alla liberazione in natura dei fringillidi. 
                
             
                Catturava uccelli protetti, denunciato un agricoltore nel padovano 
                A seguito di una segnalazione, il Corpo Forestale dello Stato è intervenuto in una area agricola del Comune di Curtarolo (PD) rinvenendo alcune
 gabbie in metallo al cui interno erano imprigionati alcuni esemplari di
 avifauna appartenenti alle specie di Gazza e Cornacchia. Gli uccelli, che
 avevano a disposizione solo alcuni centimetri quadrati di spazio, venivano
 utilizzati come esche per altri esemplari della stessa specie, che, attratti,
 entravano nella trappola rimanendo imprigionati. Un cacciatore di nazionalit
à italiana, che fino all’anno scorso risultava essere autorizzato alla cattura di selezione di esemplari
 appartenenti alle specie di Gazza e Cornacchia, in quanto in possesso di una
 autorizzazione provinciale scaduta nel 2014, 
è stato denunciato dagli agenti del CFS alla Procura della Repubblica di Padova
 per il reato di uccellagione e di detenzione di animali in condizioni
 incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze, avendo
 rilevato che gli uccelli utilizzati a fini di richiamo presentavano una
 evidente alterazione del piumaggio a causa dei ripetuti urti contro le pareti
 della gabbia. 
 I Forestali, una volta entrati in azione, avendo quindi constatato le reali
 condizioni di detenzione illecita di questi animali, ed avendo rilevato anche
 che il medesimo soggetto aveva disposto una decina di carcasse di cornacchie e
 gazze morte all
’interno di un terreno agricolo recintato di sua proprietà, destinato presumibilmente ad allevamento di animali di bassa corte, hanno
 proceduto al sequestro degli esemplari morti ivi rinvenuti, delle gabbie e
 degli uccelli vivi. Gli stessi agenti del CFS, non avendo potuto appurare se le
 effettive condizioni di salute degli uccelli fossero idonee alla loro rimessa
 in libert
à nell’ambiente naturale, sono stati consegnati alla Associazione “IL GHEPPIO” per le cure del caso. I successivi accertamenti dovranno appurare se le
 carcasse degli uccelli morti e sequestrate dal Corpo Forestale, presumibilmente
 utilizzate come spaventapasseri, fossero provenienti da tale condotta illecita
. 
                
             
                Da allodola a tortora, un uccello su 3 minacciato in Europa 
                Dall’allodola alla tortora, un uccello su tre in Europa è a rischio, in particolare per la pressione dell’agricoltura e per politiche non sostenibili sull’uso del suolo. L’allarme arriva dal rapporto State of Nature dell’Unione europea, dal quale emerge il drammatico declino di specie aviarie un
 tempo molto comuni. Il rapporto spiega che le popolazioni di tortore hanno
 subito un tonfo di oltre il 90% dal 1980 e questa specie potrebbe essere presto
 inserita nella 
“lista rossa” della International Union for the Conservation of Nature (Iucn), quella che
 elenca le specie a rischio estinzione nel mondo. Si 
è quasi dimezzato invece il numero di allodole e di ortolani, quest’ultimo è un uccello canterino di piccole dimensioni illegalmente cacciato, cucinato e
 mangiato in Francia. Degli 840 habitat naturali esaminati dall
’Agenzia europea dell’Ambiente per il rapporto, il 77% viene indicato in “cattive condizioni”, con un terzo circa che si è deteriorato dal 2006. Appena il 4% ha registrato un miglioramento. La minaccia
 principale arriverebbe dall
’agricoltura intensiva. Senza contare che i costi derivanti dalla perdita di
 biodiversit
à per l’Europa sono stimati intorno ai 450 miliardi di euro all’anno, il 3% del Pil. Il rapporto si basa sui dati compilati da 27 Paesi Ue e riferiti al periodo 2007-2012. Sarà diffuso dalla Commissione Ue entro la fine di quest’anno. 
                
             
                La Passera d’Italia simbolo del Belpaese 
                Alla fine ha vinto il passerotto, nome scientifico Passera d’Italia, eletto uccello simbolo del Belpaese nella consultazione tra i
 birdwatchers di Ebn. Dopo che il 7 maggio scorso gli inglesi sono stati
 chiamati a scegliere il National Bird, votando una rosa di dieci finalisti,
 anche da noi Ebn, associazione no profit che propone la diffusione dell
’attività di osservazione e di riconoscimento in natura degli uccelli, ha chiesto ai
 propri iscritti di pronunciarsi sulla specie che pi
ù rappresenta l’Italia. Nel forum dei birdwatchers, il dibattito è stato appassionato e alla fine sono state individuate due specie degne di
 rappresentare il Belpaese: il Cavaliere d
’Italia e la Passera d’Italia. Nel ballottaggio fra le due specie ha però prevalso nettamente (68% dei votanti) il piccolo passeriforme. La qualifica di ‘Uccello simbolo dell’Italia’ è una bella vittoria per quella che è l’unica specie endemica della penisola (presente anche in Corsica). Un uccello non
 raro ma comunque minacciato. La Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia
 considera infatti la specie vulnerabile per il rischio di estinzione. 
“Nonostante ancora abbondante - rileva Ebn - la Passera d’Italia sta subendo una contrazione di popolazione marcata: per il Nord Italia è stato stimato un calo del 50% dal 1996 al 2006. Le cause sono molteplici, ma
 determinante sembra essere la carenza di insetti, essenziali nella dieta dei
 nidiacei. Una dieta quasi solo vegetale ne fa morire molti gi
à nel nido e, quelli che sopravvivono, sono deboli e facili vittime di malattie
 infettive
”. 
                
             
                IL DDL è legge: Ecoreati, più tutela per le specie protette e in estinzione 
                Il Parlamento ha definitivamente approvato il Ddl ‘Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente’. Nuove tutele penali per la fauna territoriale e le specie protette. Con l’approvazione finale di Palazzo Madama il Ddl sugli ecoreati diventa legge. Nel
 Codice penale vengono introdotti quattro nuovi reati, che ricomprendono nelle
 nuove tutele la fauna territoriale le specie animali protette: il delitto di
 inquinamento ambientale; il delitto di disastro ambientale; il delitto di
 traffico e abbandono di materiale di alta radioattivit
à e il delitto di impedimento del controllo. Come ha spiegato il relatore Sen. Pasquale Sollo, “la compromissione o il deterioramento possono essere riferiti all’ecosistema, alla biodiversità - anche agraria - della flora o della fauna. La pena è aumentata se la fattispecie riguarda un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo, ovvero se è prodotto in danno di specie animali o vegetali protette”. Il Ddl inasprisce anche pene già contemplate dal Codice Penale, in particolare interviene sull’articolo 727-bis (Uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di
 esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette): 
“per la violazione dell’articolo 727- bis, la sanzione pecuniaria fino a duecentocinquanta quote”. Un aspetto sottolineato in Assemblea dal Sen Giuseppe Lumia, caldeggiando il
 voto finale dopo quattro letture parlamentari 
“E’ stato fatto un buon lavoro anche sulla disciplina degli illeciti amministrativi
 e si 
è intervenuti anche sul commercio internazionale della specie animale e vegetale
 in via di estinzione
”- ha dichiarato. Il 727-bis punisce chiunque, fuori dai casi consentiti, uccide,
 cattura o detiene esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica
 protetta 
 e chiunque, fuori dai casi consentiti, distrugge, preleva o detiene esemplari
 appartenenti ad una specie vegetale selvatica protetta (salvo i casi in cui l
’azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto trascurabile sullo stato di
 conservazione della specie).
 Il Ddl inserisce - dopo il titolo VI del libro secondo del codice penale - il
 nuovo Titolo VI-bis 
«Dei delitti contro l’ambiente”  che conterrà i seguenti articoli: 
                
             
                Art. 452-bis. - (Inquinamento ambientale).  
                
             
                È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a euro
 100.000 chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento
 significativi e misurabili: 
 
                
             
                1) delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo;  
                
             
                2) di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna. 
                
             
                Quando l’inquinamento è prodotto in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale,
 storico, artistico, architettonico o archeologico, ovvero in danno di specie
 animali o vegetali protette, la pena 
è aumentata. 
                
             
                Art. 452-quater. - (Disastro ambientale). 
             
                – Fuori dai casi previsti dall’articolo 434, chiunque abusivamente cagiona un disastro ambientale è punito con la reclusione da cinque a quindici anni. Costituiscono disastro
 ambientale alternativamente:
 
                
             
                1) l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema; 
                
             
                2) l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa
 e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali;
 
                
             
                3) l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero
 delle persone offese o esposte a pericolo.
 
                
             
                Quando il disastro è prodotto in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale,
 storico, artistico, architettonico o archeologico, ovvero in danno di specie
 animali o vegetali protette, la pena 
è aumentata. 
                
             
                Art. 452-sexies. - (Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività) 
                
             
                Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a euro
 50.000 chiunque abusivamente cede, acquista, riceve, trasporta, importa,
 esporta, procura ad altri, detiene, trasferisce, abbandona o si disfa
 illegittimamente di materiale ad alta radioattivit
à. La pena di cui al primo comma è aumentata se dal fatto deriva il pericolo di compromissione o deterioramento:  
                
             
                1) delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo;  
                
             
                2) di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna. 
                
             
                Art. 452-septies. - (Impedimento del controllo). 
                
             
                Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, negando l’accesso, predisponendo ostacoli o mutando artificiosamente lo stato dei luoghi,
 impedisce, intralcia o elude l
’attività di vigilanza e controllo ambientali e di sicurezza e igiene del lavoro, ovvero
 ne compromette gli esiti, 
è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. 
                
             
                I termini di prescrizione per i reati ambientali sono raddoppiati mentre è prevista una diminuzione dei due terzi delle pene in caso di ravvedimento
 operoso. Inoltre, in sede di condanna o patteggiamento per reati ambientali
 sono previsti la confisca dei beni e il ripristino dello stato dei luoghi. 
 Previste anche due ‘aggravanti’: l’aggravante ecomafiosa (in presenza di associazioni mafiose finalizzate a
 commettere i delitti contro l
’ambiente o a controllare concessioni e appalti in materia ambientale) e l‘aggravante ambientale: un aumento di pena da un terzo alla metà è previsto anche quando un qualsiasi reato sia commesso allo scopo di eseguire un
 delitto contro l
’ambiente. In assenza di danno o pericolo si rafforza per le violazioni
 amministrative e le ipotesi contravvenzionali previste dal codice dell
’ambiente l’applicazione della “giustizia riparativa” puntando alla regolarizzazione attraverso l’adempimento a specifiche prescrizioni e il pagamento di una sanzione. In caso di
 adempimento il reato si estingue. In presenza dei delitti contro l
’ambiente, il pm che indaga dovrà darne notizia al procuratore nazionale antimafia. Dell’avvio di indagini sarà informata anche l’Agenzia delle Entrate per i necessari accertamenti. 
                
             
                In Inghilterra spuntano le “Corsie per papere” lungo i canali 
                Corsie riservate alle papere, con tanto di sagoma del volatile disegnata con la
 vernice sul marciapiede. L
’iniziativa di istituire - almeno temporaneamente - le cosiddette «Duck lanes» è stata promossa dalla onlus «Canal and River Trust», con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini al rispetto del prossimo, compresi gli
 animali selvatici. Il motto 
è «Condividi lo spazio, diminuisci la velocità», soprattutto in spazi angusti come i tratti di strada stretti tra i canali. Le
 speciali corsie sono state collocate ai lati dei numerosi canali delle citt
à di Londra, Birmingham e Manchester, in modo da permettere anche alle papere di
 spostarsi da uno all
’altro senza rischiare di essere investite dai tantissimi passanti e soprattutto
 dalle biciclette. 
 Le «Duck lanes» sono state collocate per evidenziare il fatto che alcune strade sono molto
 strette e che tutti i cittadini - pedoni, ciclisti e anche papere - devono
 stare attenti alle persone che li circondano. Stando ai racconti dei passanti,
 divertiti dalle 
«Duck lanes» e dai loro particolari perdoni dalle zampe palmate, alcuni volatili sono
 rispettosi delle regole, altri invece un po
’ meno. 
                
             
                Ancona, un arsenale in casa e uccelli segregati: denunciato 
                Aveva un arsenale in casa e in alcune baracche abusive teneva segregati vari
 animali, compresi degli uccelli che probabilmente vendeva ai cacciatori come
 richiami. Agenti della polizia e del Corpo Forestale dello Stato di Senigallia,
 in provincia di Ancona, hanno denunciato un cinquantacinquenne del posto per
 detenzione abusiva di armi, polvere da sparo e cartucce, e per abusi edilizi e
 detenzione di animali non cacciabili. Gli sono stati sequestrati 15 fucili da
 caccia, oltre a due pistole.
 
                
             
                Il Padda non solo canta, è anche ‘percussionista’ 
                I maschi del Padda non si limitano a cantare, ma possono arricchire le loro
 performance canore facendo i 
‘percussionisti’. Lo sostiene uno studio condotto dall’Università giapponese di Hokkaido e pubblicato su PlosOne, che sottolinea come questi uccelli battano il loro becco su una superficie
 dura mentre cantano. E questa sorta di 
‘percussione’, sostengono i ricercatori, non è casuale, ma viene coordinata con la canzone, ricordando così il suono di una batteria che accompagna una melodia. Per comunicare, gli
 uccelli utilizzano sia vocalizzazioni e suoni, che particolari movimenti; fino
 ad oggi non era per
ò chiaro come suoni e movimenti venissero coordinati tra loro. Gli studiosi
 giapponesi hanno studiato il padda, concentrando la loro attenzione non
 soltanto sul suo canto, ma anche sui suoni prodotti con il becco. E sono giunti
 alla conclusione che questi animali sono anche 
‘percussionisti’ e che i lo schema dei suoni prodotti battendo il becco contro una superficie
 dura non era casuale, ma era coordinato con il canto che intonavano. Secondo i
 ricercatori, questo tamburellio ottenuto con il becco avveniva spesso all
’inizio del loro canto e durante note specifiche. Gli studiosi, inoltre, non
 escludono che questi uccelli possano integrare la loro performance da 
‘batteristi’ con segnali di corteggiamento durante il loro canto. 
                
             
                In Italia fino a 8mln di uccelli uccisi illegalmente l’anno 
                Colpi di fucile, trappole a terra e aeree: in Italia il bracconaggio uccide fino
 a 8 milioni di uccelli anche tra le specie minacciate di estinzione come l
’anatra marmorizzata e i grandi rapaci. Lo ha annunciato la Lipu nel corso della
 conferenza stampa sull
’antibracconaggio nell’Europa mediterranea, progetto Life “Un rifugio sicuro per gli uccelli migratori”, che ha aperto presso la sala del Tempio di Adriano a Roma le celebrazioni dei
 50 anni dell
’associazione che dal 1965 si batte “per la conservazione della natura”. I dati rappresentano l’anteprima italiana dello studio sul bracconaggio mondiale realizzato da BirdLife
 International, che verr
à presentato la prossima estate. In Italia, tra le specie più colpite ci sono il fringuello (fino a 3mln di esemplari uccisi) e il frosone
 (fino a 1 mln). Ogni anno inoltre vengono abbattuti esemplari di specie
 minacciate come il Nibbio Reale (fino a 150 esemplari, il 30% della popolazione
 nidificante in Italia) e il Capovaccaio (fino a 5 esemplari che equivalgono al
 20% della popolazione nidificante). 
“Occorre un giro di vite normativo che trasformi il bracconaggio in un nuovo
 ecoreato - ha sottolineato Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu - come
 per l
’inquinamento e gli altri gravi danni arrecati all’ambiente”. Per quanto riguarda il Mediterraneo, crocevia delle migrazioni, Lipu, gli
 spagnoli di Sociedad ornitologica de Espana e i greci di Hellenic ornitologica
 Society con il progetto 
“Life”, hanno sensibilizzato contro il bracconaggio 15mila studenti “per insegnare che le uccisioni illegali hanno un impatto negativo sulla
 biodiversit
à locale ed europea”. In Sardegna il Sulcis rappresenta una grande area di migrazione “dove il bracconaggio è molto presente” e dove grazie ai volontari Lipu in 10 anni sono state rimosse 100mila trappole.
 Per celebrare il cinquantenario di Lipu inoltre 
è intervenuto il viceministro dell’ Agricoltura Andrea Olivero che ha ringraziato la Lipu “per questi anni di impegno in favore di una battaglia prima di tutto culturale,
 per far comprendere l
’importanza della natura, ricchezza e patrimonio del nostro Paese; ne è un esempio anche l’odierno progetto sull’antibracconaggio”. 
                
             
                Isis in Siria minaccia esistenza di un uccello molto raro 
                La presa di Palmira in Siria da parte dell’Isis non miete solo vite umane e minaccia il prezioso patrimonio archeologico
 del sito ma rischia di far estinguere anche una rarissima specie di uccello, l
’Ibis eremita orientale (Geronticus eremita). Una piccola colonia di questa specie era stata scoperta nei pressi del sito nel
 2002 e l
’edizione online della Bbc riporta che non c’è più traccia degli ultimi 4 esemplari rimasti: 3 erano tenuti in cattività e sono stati abbandonati con l’avanzare delle violenze; l’altra è la femmina di nome Zenobia che viveva libera. Su quest’ultima è stata offerta una ricompensa di mille dollari per chiunque la avvisti o possa
 avere informazioni. La sorte di Zenobia, spiega alla Bbc la Societ
à per la protezione della natura del Libano, è cruciale per la sopravvivenza della specie. Questo esemplare è infatti l’unico che conosce le rotte migratorie dai campi invernali in Etiopia e senza di
 lei gli altri esemplari in cattivit
à non avrebbero potuto nemmeno essere rilasciati. Questo significherebbe l’estinzione dell’Ibis in Siria. “Nessuno può riportarci indietro una specie una volta estinta”, sottolinea il capo dell’ente libanese Asaad Serhal. Nel 2002 la piccola colonia di Ibis eremita
 orientale scoperta in Siria contava 7 uccelli che avevano nidificato vicino
 Palmira. Nonostante il programma di conservazione (con sorveglianza 24 ore su
 24) appena 4 uccelli erano rimasti in vita e quest
’anno solo Zenobia ha fatto ritorno dalla migrazione. Altri tre esemplari erano
 allevati in cattivit
à, ma ora anche la loro sorte è sconosciuta. 
                
             
                Ecco il passero albino, l’uccello triste costretto alla solitudine 
                La natura è tenera madre o spietata matrigna, scriveva Plinio il Vecchio. Come nel caso del
 rarissimo esemplare di passero albino da poco avvistato nei pressi dei
 Sanctuary Lakes a Melbourne, in Australia. 
«L’uccellino più solo del mondo»: non c’è altra definizione per il passero albino. Le sue piume bianche lo rendono facile
 preda per i falchi, le sue ali sono pi
ù delicate e ha una vista inferiore rispetto ai suoi simili, per cui non può coprire grandi distanze in volo. Non solo, a causa del suo aspetto singolare
 gli altri passeri non lo accettano nello stormo e non vogliono accoppiarsi con
 lui. Come nelle storie degli antichi, per
ò, anche per questo passerotto solitario c’è una possibilità di un lieto fine, grazie alle cure della popolazione locale che si è accorta della sua presenza.  «L’evoluzione non è stata gentile con questo uccello. A causa del suo aspetto le sue chances di
 sopravvivenza sono decisamente basse, ma chi come me abita nei dintorni dei
 laghi lo difende e lo aiuta a sopravvivere
», ha raccontato il fotografo e birdwatcher Bob Winters. Proprio a causa della
 sua fragilit
à fisica, l’uccellino non si allontana mai più di un centinaio di metri dal suo nascondiglio. «Il passero ha sviluppato una strategia di sopravvivenza: rimane sempre nascosto
 tra i cespugli ed esce solo quando si sente abbastanza sicuro
». Il fotografo è stato in grado di fotografarlo solo dalla finestra della sua casa, «perchè appena apro i vetri, lui è già sparito». Secondo Winters, il passero albino ha circa 7 mesi: già un ottimo risultato di sopravvivenza, per un uccello che spesso viene ucciso già nel nido dalla propria madre. «Se un piccolo appena uscito dall’uovo non è come gli altri, la madre lo butta fuori dal nido. Sembra crudele, ma è il solo modo per i passeri di difendersi dagli altri uccelli parassiti, che
 depongono le loro uova nei nidi delle altre specie per farle covare a loro
». Normalmente, la vita di un passero è di cinque o sei anni. Se il passero albino raggiungerà l’anno, però, sarà già un ottimo risultato, ha spiegato Winters, che è riuscito a fotografarlo in varie occasioni. 
                
             
                Ritornano due gipeti sulle Alpi Marittime 
                Sabato 6 giugno sulle montagne di San Giacomo di Entracque, nel Parco naturale
 delle Alpi Marittime, tornano i gipeti (
Gypaetus barbatus). Due giovani animali non ancora in grado di volare e nati in cattività, rispettivamente in centri di allevamento presso gli zoo di Berlino (Germania)
 e Ostrava (Rep. Ceca) saranno immessi nell
’area protetta con il patrocinio della Fondazione Prince Albert II di Monaco nell’ambito del Progetto internazionale della Vulture conservation fondation
 promotore della reintroduzione della specie sull
’arco alpino. Una serie di interventi che sono serviti, come ha appena pubblicato
 la Commissione europea nella relazione pi
ù esaustiva mai stilata sullo “stato della natura nell’UE”, a mettere al riparo dall’estinzione il gipeto. Animale scomparso dalle Alpi all’inizio del secolo scorso a causa di ingiustificate persecuzioni da parte dell’uomo. Erculis e Roman, questi i nomi scelti per i gipeti dalla Fondation Albert
 II, e il progetto di reintroduzione saranno presentati al pubblico al gias dell
’Isterpis, nel Vallone della Barra e poi trasportati a spalle in un nido.  I “pulcini” che a dispetto di un’età di circa 90 giorni hanno un’apertura alare di quasi tre metri per una ventina di giorni resteranno nel loro
 nuovo e temporaneo domicilio dopo di che cominceranno a lanciarsi nei primi
 voli nei cieli delle Marittime. Durante il periodo di ambientamento e di
 sviluppo delle caratteristiche fisiche per poter volare saranno alimentati
 artificialmente e monitorati costantemente da tecnici e volontari. 
 
                
             
                Nola (NA), un gheppio ferito nel traffico salvato da un poliziotto 
                Un poliziotto della Stradale di Nola lo ha notato, in piena notte, al centro
 della carreggiata, disorientato e malnutrito, ha fermato il traffico, lo ha
 bloccato salvandolo dalla morte. Il fatto 
è avvenuto in via San Massimo, a Nola (Napoli). Protagonisti delle vicenda un
 operatore del distaccamento della Polstrada di Nola e un bellissimo esemplare
 di gheppio (specie protetta). Il rapace si trovava in evidente difficolt
à al centro della carreggiata. Il poliziotto ha fermato il traffico e lo ha
 afferrato, portandolo poi nel vicino distaccamento della Stradale. Il volatile 
è stato salvato così dalle auto che lo avrebbero sicuramente travolto. L’operatore, accortosi che il gheppio aveva delle evidenti ferite al becco e ad un’ala, ha attivato i soccorsi, attraverso una pattuglia della Polstrada di Napoli,
 guidata dal primo dirigente della polizia Carmine Soriente. Il rapace 
è stato, quindi portato nell’ospedale veterinario partenopeo per le cure.  
                
             
                Aversa: blitz antibracconaggio in un’operazione congiunta 
                Il giorno 23/05/2015 una pattuglia di Guardie Zoofile E.N.D.A.S. coordinate e
 dirette dal Comandante del Nucleo Investigativo Informatico di Aversa Saverio
 Mazzarella si dirigeva presso la via Variante 7 Bis di Aversa (CE) e pi
ù precisamente nel luogo di stazionamento dei bus, adiacente Centro Commerciale
 MD per effettuare un
’ operazione atta alla repressione del contrabbando di fauna esotica tropicale.
 Le indagini cominciano giorni prima allorquando le Guardie Zoofile notano sulla
 rete internet un
’ offerta di vendita di esemplari di fauna esotica tropicale proposta dalla sig.
 E. M., che asserisce di allevare, detenere e vendere esemplari di fauna esotica
 tropicale particolarmente protetta dietro compenso in danaro, avendo ella
 pubblicato sul sito 
“www.Subito.it”  alcune foto di esemplari implumi di pappagalli della rarissima specie Amazzone
 Fronte Gialla, pappagalli brasiliani di inestimabile valore scientifico e
 biologico, precisando in modo chiaro ed inequivocabile il prezzo per ogni
 singolo esemplare pari a euro 700,00 cadauno. Le Guardie Zoofile riescono ad
 intercettare un subdolo appuntamento per la vendita che viene fissato all
’ incauto compratore dalla sig. E. M. per il giorno 23/05/2015 alle ore 17,00
 presso lo stazionamento dei bus in via Variante 7/bis ad Aversa. Il prezzo
 pattuito per l
’ acquisto di n. 02 esemplari è stato concordato in euro 1.400,00 (euro millequattrocento,00). La sig. E. M.
 conferma con assoluta sicurezza che gli animali si accompagnano con regolari
 documenti CITES. Si precisa che la fauna in questione fa parte dell
’ Elenco della Convenzione di Washington (CITES) ed è presente nell’ allegato A, appendice 1. Specie quindi “indetenibile” e può essere accompagnata da regolare documento CITES vidimato al Corpo Forestale
 dello Stato e soltanto nei casi in cui gli animali non siano stati bracconati
 in natura o provenienti da allevamenti abusivi. All
’ appuntamento si presentano in sei, sopraggiunti con un veicolo marca Ford
 modello Mondeo colore grigio metallizzato e, scesi dalla macchina, scaricano la
 scatola contenente i pulcini dal bagagliaio posteriore per consentirne la
 visione agli incauti acquirenti. Si rende noto che gli animali in questione,
 biologicamente parlando, durante il trasporto hanno bisogno di temperature e
 luoghi di detenzione specifici ed adeguati alle esigenze dei delicati implumi,
 veicolo del quale erano sprovvisti i trafficanti al momento del fermo di PG.
 Fulmineo e implacabile l
’ intervento delle Guardie Zoofile che piombano all’ improvviso sulla contrattazione e, qualificatisi nelle loro specifiche
 competenze, 
 chiedevano contezza degli animali e dei documenti sia personali che della fauna
 stessa. Alla richiesta di esibizione dei documenti d
’ identità, gli occupanti non solo ne erano sprovvisti a loro dire, ma rifiutavano in modo
 secco e conciso che i documenti alle Guardie non li avrebbero comunque
 mostrati. Nella condotta posta in essere dagli occupanti della vettura al
 cospetto degli Agenti operanti risultano fattispecie penalmente rilevanti
 consistenti in insulti e minacce dei bracconieri agli Agenti, tanto da chiedere
 immediato intervento di personale Carabinieri di Aversa (CE) i quali giungevano
 tempestivamente sul posto in aiuto delle Guardie Zoofile prestando la propria
 professionalit
à all’ identificazione dei trafficanti, consentendo alle Guardie Zoofile di procedere
 con sicurezza alla stesura dei verbali ed al sequestro della fauna. I
 bracconieri portavano i due esemplari all
’ esterno del baule posteriore dell’ auto stessa, contenuti in una scatola di cartone stretta, angusta e piena di
 escrementi, ponendoli alla vista degli Agenti e mostrando due certificati di
 cessione CITES falsi, redatti a mani proprie e senza alcuna vidimazione o
 registrazione degli animali al Corpo Forestale dello Stato. Si rende noto che
 il commercio e la detenzione di detta fauna, meglio sopra specificata, comporta
 la detenzione di un Registro di Carico e Scarico dove vengono puntualmente
 caricati gli animali al momento dell
’ acquisto e scaricati da esso al momento della cessione. Nonostante la cessione
 degli animali avvenisse dietro compenso in danaro, non si evincevano i
 documenti fiscali relativi alla vendita essendone i bracconieri sprovvisti.
 Inoltre entrambi gli implumi risultavano avere l
’ anello inamovibile di identificazione con lo stesso e identico numero di serie.
 Fatto questo che delinea la falsa veridicit
à del documento, in quanto il numero identificativo riportato sull’ anello applicato alla zampa dell’ animale è sempre diverso da un altro ed è specifico per ogni singolo animale. Lo stesso vale quanto riguarda il
 certificato C.I.T.E.S. 
 I bracconieri infatti, hanno mostrato CITES falsi sperando nella scarsa
 professionalit
à delle Guardie, le quali con occhio professionale e deciso ed esperte del
 settore C.I.T.E.S., appuravano la totale falsit
à dei certificati, essendo privi della vidimazione al CFS. Inoltre i trafficanti
 NON presentavano agli Agenti operanti alcun documento relativo all
’ attività di detenzione, trasporto e commercio di detta fauna. Denunciate alla Procura
 della Repubblica 6 persone (una delle quali minorenne) per molteplici reati,
 fra i quali 
“ricettazione, falso, oltraggio e minacce a pubblico ufficiale, offese all’ onore e al decoro del Corpo di appartenenza, bracconaggio, maltrattamenti,
 favoreggiamento, commercio abusivo di animali, resistenza e mancata esibizione
 di documenti
”. Inflitte multe per 110.000 euro per violazioni all’ art. 2 della Legge 150/92 (CITES). Violate numerose leggi fra le quali la Legge
 150/1992 arti 1, la Legge 189/2004 art. 544-ter, la Legge 157/1992. La fauna
 sottoposta a sequestro penale 
è stata immediatamente trasportata all’ Ospedale Veterinario di Napoli “Frullone” e consegnata nelle mani esperte dei medici preposti. 
                
             
                A 109 anni Alfred cuce maglioncini per i pinguini di Phillip Island 
                Con le sue delicate mani da ultracentenario, ricama coloratissimi maglioncini
 per proteggere i pinguini. Lui si chiama Alfred Date, ha 109 anni, e detiene il
 record dell
’uomo più longevo d’Australia. Qualche tempo fa ha risposto all’appello della «Penguin Foundation» di Phillip Island, che cercava volontari che cucissero dei maglioni per
 proteggere i pinguini, vittime ogni anno delle fuoriuscite di petrolio sulle
 coste dell
’Australia. Così ha cominciato a trascorrere gran parte delle sue giornate a intrecciare fili di
 lana solo per loro. 
 «Ne abbiamo bisogno per scopi riabilitativi, educativi e di raccolta fondi che
 vanno a beneficio dei piccoli abitanti di Phillip Island
», scrive su Facebook l’associazione, che possiede già una scorta di indumenti di questo tipo, pronti anche ad essere inviati in altri
 centri di soccorso della fauna selvatica nel mondo. Gi
à, perché quando le ali e il corpo dei pinguini si sporcano di nero, loro cercano di
 pulirsi in ogni modo: si feriscono o si beccano, magari ingerendo anche un po
’ di questa sostanza velenosa. Una tragedia che si può evitare, grazie alle maglie realizzate su misura per loro. Proprio come quelle
 che ricama Alfred Date, che sta continuando a tenere in vita la passione per il
 lavoro a maglia, che non lo abbandona da decenni. I maglioncini, inoltre,
 aiutano a trattenere il calore corporeo, compromesso dall
’imbrattamento delle piume che fa perdere il potere isolante. Sul sito della «Penguin Foundation» ci sono le istruzioni per chiunque voglia seguire l’esempio di Alfred, detto Alfie, e cimentarsi con ago e filo. L’ultracentenario intanto è già diventato un esempio per centinaia di volontari ed animalisti ed in suo onore è stata aperta una fan page su Facebook. 
                
             
                Val di Non, ruba tordi da nido per allevarli: denunciato cacciatore 
                Un cacciatore e allevatore di uccelli da richiamo, residente in provincia di
 Brescia, 
è stato denunciato dagli agenti forestali dell’ufficio distrettuale di Cles, in provincia di Trento, per aver sottratto due
 nidi con una decina di piccoli di tordo, cui aveva gi
à posto un anello alla zampa. Una volta portati nell’allevamento, i volatili sarebbero stati indistinguibili da quelli nati in
 cattivit
à e gli avrebbero consentito di aumentare il numero di animali allevati riducendo
 sforzi e spese. Gli agenti, che avevano notato alcune persone in movimento tra
 i frutteti, hanno trovato i tordi dopo aver fermato l
’auto del sospettato e li hanno, quindi, consegnati al centro per il recupero
 dell
’avifauna di Trento, gestito dalla Lipu, per le cure e la successiva liberazione.
 Dopo la scoperta dei due nidi, gli agenti hanno proseguito l
’attività nella casa dell’uomo, dove hanno sequestrato un migliaio di cartucce da caccia detenute
 illegalmente. Sono stati notati anche decine di uccelli da richiamo, che l
’allevatore teneva in una serie di piccole gabbie in una stanza dedicata, per i
 quali tuttavia non risulta possibile stabilire l
’eventuale provenienza illegale. Negli ultimi anni la Val di Non è divenuta terreno fertile per i bracconieri di questo tipo, dato che i meleti
 intensivi si sono rilevati un habitat ospitale per tordi e merli, che vi
 nidificano frequentemente ad altezze facilmente raggiungibili. Per questo
 motivo i forestali organizzano regolarmente servizi di sorveglianza, mirati e
 coordinati tra le diverse stazioni.
 
                
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