Unione Italiana Ornitofili
NEWS UIO MARZO 2015


Natura selvatica, traffico da 23 miliardi di dollari all’anno

“È tempo di fare sul serio contro i crimini di natura”. L’appello arriva dall’Onu alla vigilia della seconda Giornata mondiale dedicata alla flora e alla fauna selvatica, una risorsa finita nel mirino di un commercio illegale che ogni anno alimenta un giro d ’affari da 23 miliardi di dollari tra pelli e legnami, avorio e corni di rinoceronte. Lanciata dall ’hashtag #seriousaboutwildlifecrime, la Giornata mondiale della natura selvatica che ricorre il 3 marzo è stata istituita dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre del 2013, scegliendo come data quella della firma della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites) siglata a Washington il 3 marzo 1973. È arrivato per l’occasione un messaggio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che chiede un impegno a tutti i livelli per contrastare i crimini di natura. “Il commercio illegale di fauna e flora selvatica è diventato una forma sofisticata di criminalità transnazionale, paragonabile al traffico di droga e di esseri umani”, scrive Ban. Questo commercio “è alimentato dalla crescita della domanda, e spesso è facilitato dalla corruzione e da governance deboli. Ci sono forti evidenze di un maggiore coinvolgimento del crimine organizzato e di gruppi armati ”. Poi un appello ai governi per “rafforzare le leggi” e le sanzioni. Ban chiama, allora, alla mobilitazione anche le aziende e i cittadini nella loro veste di consumatori, i quali “possono svolgere un ruolo importante rifiutando di comprare o vendere all’asta avorio illegale o corno di rinoceronte, e chiedendo che i prodotti provenienti da oceani o foreste tropicali siano stati ottenuti legalmente e in modo sostenibili ”. Ciò che va fronteggiato è l’attacco alla biodiversità e alla salute del Pianeta, che si consuma nel traffico di animali uccisi, per venderne una parte del corpo, o sottratti al loro habitat naturale, per farne specie esotiche da tenere in casa, e ancora nella deforestazione, per ottenere legname pregiato e redditizio.




Vicenza, recuperata un’aquila reale di un anno

Un maschio di aquila reale è stato recuperato dagli agenti della polizia provinciale di Vicenza sull’Altopiano di Asiago, a Conco, a 500 metri dall’inizio del centro abitato. L’esemplare, di un anno, avvistato da tre appassionati del Cai (Club alpino italiano), è stato catturato dalla guardie dopo un paio di ore di lavoro e messo in una gabbia oscurata. Secondo gli agenti, probabilmente, viste le condizioni della mucosa, il rapace è stato vittima di un avvelenamento, forse per aver mangiato un topo a sua volta avvelenato. I sanitari hanno ritenuto opportuno trasferire l ’aquila al dipartimento patologia aviare di Veterinaria dell’università di Bologna, diretto dal professor Mauro Delogu, per capire la reale portata del problema.




Salvato gufo “intrappolato” in Palazzo Provincia Bolzano

Insolito intervento del Centro Recupero Avifauna di Bolzano che ha recuperato un gufo reale che nel corso della notte era rimasto bloccato nel cortile del Palazzo Provinciale 2. Il gufo è stato notato di prima mattina da un impiegato. La copertura in vetro del cortile non gli ha permesso di riacquistare la libert à. “A parte lo spavento, l’animale sta bene, ora sarà visitato da un veterinario e curato prima di essere rimesso in libertà”, hanno spiegato i volontari dopo il recupero.




Grosseto, trovati uccelli avvelenati

La Lipu di Grosseto ha chiesto alla polizia municipale della città toscana un sopralluogo per la bonifica nel quartiere di Casalecci, nel grossetano, dove da giorni si trovano uccelli morti avvelenati con il granturco. “Potrebbe essere ancora presente cibo avvelenato - dice la Lega Italiana Protezione Uccelli - che potrebbe a catena portare avvelenamento di altre specie, soprattutto selvatiche non facilmente controllabili. Si chiede anche - si legge nell ’esposto - quanti volatili risultano morti a Casalecci nei giorni scorsi dato che pare che il rinvenimento in strada di animali morti si stia verificando da giorno e se tra questi vi siano anche specie di uccelli protette, se siano stati rinvenuti morti anche gatti o altri selvatici in zone limitrofe che possono essere deceduti per aver mangiato volatili avvelenati ”.




Forestale sequestra uccelli selvatici al Centro Recupero di Spinetoli

Recuperavano animali selvatici in difficoltà e se ne prendevano cura, almeno sulla carta. Il Corpo Forestale di San Benedetto del Tronto, per ò, al termine di un sopralluogo in un Centro di recupero nell’ascolano, ha deciso di sequestrare 12 esemplari di volatili per maltrattamenti. A finire sotto la lente degli investigatori è stato il Cea di Spinetoli (Ap) all’interno del quale ha sede, appunto, anche il Centro di Recupero animali selvatici. Con l ’ausilio del personale del Nirda e di un veterinario, il Corpo Forestale ha potuto valutare le condizioni in cui versavano gli esemplari ricoverati: gli animali - 3 poiane, 1 cigno nero, 2 gheppi, 1 barbagianni, 3 allocchi, 1 piccione e 1 struzzo – “erano tenuti in condizioni assolutamente incompatibili con la natura degli stessi in quanto - si legge in una nota ufficiale del Corpo Forestale - causa di gravi sofferenze fisiche ed ambientali ”. “Gli animali sono stati sequestrati - spiega ancora la nota - perché detenuti in gabbie strette e buie, in scarse condizioni igienico-sanitarie ed incompatibili con l ’etologia degli stessi”. A finire sotto sequestro anche le strutture in cui gli animali erano ricoverati. “Il Corpo Forestale dello Stato - ha dichiarato Piero Possanzini, Comandante provinciale del Corpo - è sempre in prima linea sul fronte della tutela degli animali e la situazione che ha portato al sequestro odierno apre uno scenario investigativo che richieder à ulteriori approfondimenti ed accurate indagini per accertare se vi siano anche irregolarit à di altra natura e per individuare tutti i responsabili di quanto accaduto”.




Oltre mille esemplari di gru cenerina avvistati a Taranto

Oltre 1000 esemplari di Grus grus, Gru Cenerina, sono atterrati nel sito della Salina Grande a Taranto. Lo rende noto Fabio Millarte del Wwf, che ha corredato la sua nota con le foto dell ’avvistamento. La Salina, sottolinea l’ambientalista, è stata ‘’inopinatamente prosciugata, mentre da anni sosteniamo il ripristino della Palude’‘. Si tratta di un’area di circa mille ettari, di cui in passato il 70% apparteneva al Demanio, ma che recentemente è passata in mano a privati ‘’per una somma risibile - sostiene Millarte - perché gli enti pubblici locali non hanno inteso esercitare il diritto di prelazione’‘. Il Piano Regolatore vigente prevede per la Salina Grande la forestazione integrale o il suo rinvaso attraverso l ’utilizzo, dopo averle trattate, delle acque reflue dell’impianto di Gennarini: ‘’certo non - aggiunge il rappresentante del Wwf - di sversarle in mare, come avviene ancor oggi con una condotta sottomarina piena di falle. Questa esigenza è stata ben evidenziata in una lettera al sindaco’‘. Il Wwf, conclude Millarte, ‘’si farà portavoce dell’opportunità di rinvasare l’intera area della Salina Grande’‘.




Nel mondo 15 specie rischiano estinzione imminente, 6 sono di uccelli

Ratti rampicanti, rane brasiliane e uccelli marini sono tra le 15 specie che nel mondo corrono il pericolo di un ’estinzione imminente. Fanno parte di un gruppo di 841 specie altamente a rischio, che secondo uno studio internazionale potrebbero essere salvate con un investimento di 1,3 miliardi all ’anno. Un team internazionale di ricercatori, capitanato dall’Università della Danimarca meridionale, ha messo a punto un ‘indice di opportunità di conservazione’, usando indicatori misurabili per determinare la possibilità di salvare una serie di specie. I parametri presi in esame vanno dalle opportunit à di proteggere gli habitat degli animali, in base ai costi, alla stabilità politica e alla probabilità di urbanizzazione delle aree interessate, fino alla possibilità di inserire degli esemplari negli zoo. Stando allo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, il 39% delle 841 specie prese in esame ha un’alta possibilità di salvezza, ma 15 specie rischiano l’estinzione in tempi brevi. Tra i mammiferi sono a rischio il Lophuromys eisentrauti, un topo del Camerun, il ratto rampicante del Chiapas (Tylomys bullaris), del Messico meridionale, insieme a un altro roditore messicano, il Geomys tropicalis. Tra gli uccelli potrebbero scomparire presto l’alaudide di Ash (Mirafra ashi), un passeriforme somalo, il Monarca di Tahiti (Pomarea nigra), della Polinesia Francese, il petrello di Madera (Pterodroma madeira)e il petrello di Mascarene (Mascarene petrel), dell’isola di Riunione, insieme al fringuello di Wilkins (Nesospiza wilkinsi) dell’arcipelago di Tristan da Cunha, e all’albatro di Amsterdam (Diomedea amsterdamensis) dell’isola di Amsterdam, nei Territori australi francesi. Tra i rettili sono in pericolo tre rane brasiliane ( Bokermannohyla izecksohni, Hypsiboas dulcimer e Physalaemus soaresi), una dello Sri Lanka (Pseudophilautus zorro) e una della Colombia (Allobates juanii), oltre a una salamandra turca (lyciasalamandra billae).




LIPU: -40% di rondini per i pesticidi e per l’agricoltura intensiva

La rondine è una delle specie più conosciute e amate e il suo volo annuncia da sempre l’arrivo della primavera. Ma è anche una specie sempre più in declino: si calcola che in Europa, nell’ultimo decennio, sia diminuita del 40% a causa di pratiche agricole intensive e dell ’uso di prodotti chimici. Lo denuncia la Lipu-BirdLife che con il Corpo Forestale dello Stato lancia a Caserta “l’Operazione Rondò”, un’iniziativa di sensibilizzazione per coinvolgere e sensibilizzare i ragazzi delle scuole italiane e tutti i cittadini attraverso una partecipazione attiva che prevede l ’inserimento degli avvistamenti di rondini sul sito web del CFS. Le cause del calo delle rondini - spiega la Lipu - sono da ricondurre, oltre che all ’agricoltura intensiva e all’uso di prodotti chimici, alla forte riduzione (e modernizzazione) delle stalle nel principale sito riproduttivo italiano (la Pianura Padana), ai cambiamenti climatici, soprattutto nelle aree di svernamento in Africa, e al consumo di suolo, fattori che hanno enormemente ridotto la popolazione complessiva della specie sia in Italia che in Europa. Ma se la rondine non sta bene, gli altri uccelli selvatici tipici degli ambienti agricoli italiani stanno anche peggio. Secondo il report 2014 “Uccelli comuni in Italia”, edito da Lipu e Rete rurale nazionale per il progetto Farmland Bird Index del Ministero delle Politiche Agricole, su 28 specie tipiche dell ’ambiente, 14 sono in calo, tra cui i passeri, l’allodola e la calandrella (queste ultime due negli ambienti pseudo steppici) così come l’averla piccola, il torcicollo e il saltimpalo per gli ambienti agricoli caratterizzati soprattutto da siepi, muretti a secco e boschetti. ‘’E’ sempre importante coinvolgere la gente nella conoscenza della natura - dichiara Fulvio Mamone Capria, presente oggi a Caserta a fianco dei volontari della delegazioni Lipu della Campania -. Perch é solo sensibilizzando il maggior numero di persone possiamo provocare quel cambiamento positivo nelle politiche nazionali e regionali e, a un livello pi ù alto, in quelle europee. Ringraziamo il Corpo forestale dello Stato di questa bella iniziativa che coinvolge soprattutto i giovani, che sempre pi ù numerosi condividono la nostra mission di tutela della biodiversità e del paesaggio rurale’‘.




CITES, l’Unione Europea si obbliga a garantirne il rispetto

Con l’approvazione del Parlamento Europeo, l’Unione entra a pieno titolo nella Convenzione CITES. Sulla GUCE la Decisione. L’Unione potrà svolgere un ruolo nei lavori della Convenzione e avrà l’obbligo giuridico di attuarla e garantirne il rispetto nelle materie di sua competenza. L ’Unione sarà inoltre investita di responsabilità formali, in virtù delle quali sarà tenuta a rispondere alle altre parti della propria attuazione della convenzione. Il presidente del Consiglio è autorizzato a nominare la persona o le persone abilitate a depositare, a nome dell ’Unione, lo strumento di adesione con cui l’Unione esprime il proprio consenso ad essere vincolata dalla convenzione. L’adesione dell’Unione alla convenzione non influirà sul modo in cui le posizioni in vista della conferenza delle parti della CITES sono convenute dall ’Unione e dagli Stati membri, nell’ambito delle rispettive competenze, conformemente ai trattati. Le posizioni dell’Unione e dei suoi Stati membri in vista della conferenza delle parti della CITES saranno espresse in linea con la prassi pertinente nel settore degli accordi multilaterali sull ’ambiente, nell’ambito delle rispettive competenze, conformemente ai trattati. Le materie contemplate dalla convenzione riguardano essenzialmente la protezione dell ’ambiente. Le disposizioni della convenzione sono attuate in modo uniforme in tutti gli Stati membri dal 1o gennaio 1984. Inoltre, le norme dell ’Unione sono state adottate nella forma del regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio (2) e del regolamento (CE) n. 865/2006 della Commissione.




GB, Peta contro Warner bros: gufi sfruttati per Harry Potter

La Peta ha diffuso un filmato nel quale vengono mostrati presunti abusi nei confronti di animali all ’interno degli studios della Warner Bros nell’Hertfordshire, in Gran Bretagna. Si tratta principalmente di gufi e civette utilizzati nella saga di Harry Potter e ora costretti a vivere in gabbia o legati a un trespolo. Nelle immagini si vedono le guide incoraggiare i visitatori a toccare gli animali e a fotografarli. “Non c’è nulla di magico nella crudeltà verso gli animali”, afferma l’associazione animalista internazionale, per la quale pagare 33 sterline (45 euro circa) per assistere a questo “spettacolo” significa essere complici di una tortura.




Ischia, un arsenale e uccelli morti a casa: incastrato bracconiere

Sessantotto uccelli morti nel frigo; due mannaie di 14 centimetri; una gabbia con trappola; un coltello con lama di 24,5 centimetri;  due pacchi di piombini tipo dardo; 44 chili di cavi di rame e fili elettrici. È parte del materiale che i carabinieri della compagnia di Ischia (Napoli) hanno trovato nella casa di un bracconiere, al termine di una perquisizione cui si è giunti dopo un’attività investigativa. E ancora: pettirossi e allodole usati come bersagli per esercitazioni al tiro con la carabina. Secondo una prima ricostruzione, l ’uomo catturava gli uccellini per poi liberarli e ucciderli, esercitandosi così al tiro con la sua carabina. Nella sua abitazione i militari hanno trovato 21 pettirossi, un merlo, 22 saltimpalo, due allodole, 16 codirossi, un occhiocotto, tre verzellini, e una balia senza vita. Tra il materiale sequestrato figura anche una carabina ad aria compressa calibro 4,5, con binocolo di precisione; 4 gabbie con all ’interno complessivamente 11 uccelli (tre cardellini, due pettirossi, sei merli). Il bracconiere, 50enne di Ischia, P.G., è stato denunciato con le accuse di ricettazione di rame, furto venatorio, maltrattamento di animali, detenzione di fauna protetta, divieto di uccellagione, mezzi di caccia non consentiti e divieto di detenzione di fauna protetta. Gli animali rinvenuti vivi all ’interno delle gabbie sono stati affidati ai volontari dell’Enpa. Da accertamenti, condotti con l’aiuto di personale veterinario, è emerso che gli animali morti avevano lesioni compatibili con i pallini della carabina.




Merlo o pettirosso? Londra sceglie il “National Bird”

Quasi tutti i Paesi del mondo ce l’hanno, e non si capisce perché la Gran Bretagna non dovrebbe avere il suo. Da qualche giorno è dunque cominciata nel Paese la votazione finale, il cui risultato sarà reso noto il 7 maggio: quella sera i britannici sapranno chi sarà il nuovo premier dopo le elezioni politiche, ma anche - cosa che alcuni considerano persino pi ù importante - quale tra i dieci finalisti è stato eletto Uccello Nazionale.  Se ne parla da mesi, da quando David Lindo, un ornitologo inglese di origine giamaicana, ha indetto un referendum sul controverso tema. Nel 1961, un sondaggio aveva gi à dichiarato il pettirosso l’uccello preferito, ma non erano seguiti fatti concreti. «Preferito» non vuol dire «nazionale» ed era una vergogna che il Paese con più di un milione di iscritti paganti alla Royal Society for the Protection of Birds, dovesse prendere lezioni persino dal Bahrain, dall ’Afghanistan e dalla Lettonia, che il loro uccello nazionale ce l’hanno da un pezzo. Gli Stati Uniti poi, l’hanno scelto dal giorno stesso della firma della Dichiarazione d’Indipendenza, il 4 luglio 1776, quando una commissione formata da Thomas Jefferson, John Adams e Benjamin Franklin vot ò per l’aquila reale. La decisione era considerata così importante che nel 1782 venne contestata dal Congresso, in quanto quell’aquila volava su tutto l’emisfero settentrionale e non poteva considerarsi «americana». Venne scelta allora l’aquila «calva» testabianca, contro il parere di Franklin che la considerava poco adatta perché, diceva, ha un pessimo carattere e non si guadagna da vivere onestamente.  Discussioni del genere sono state all’ordine del giorno da quando Lindo ha messo online la prima lista di 60 candidati tra cui scegliere. Nella lista c ’era ad esempio il parrocchetto: molti lo considerano solo un rumoroso immigrato proveniente dall ’Asia, ma per altri è ormai un residente naturalizzato. L’usignolo è piacevolissimo, ma ai primi freddi se ne torna in Africa. E il cuculo? Poco più che un turista: si ferma in Britannia solo sei settimane all’anno. Persino il tanto amato pettirosso passa i mesi freddi nel Sud della Spagna, ma è vero che lo fanno anche tanti pensionati inglesi che hanno casa vicino ai campi da golf dell ’Andalusia.  Alla fine, in lizza sono rimasti in 10: c’è il cigno reale, maestoso e candido: vola poco e parla ancora meno, in inglese il suo nome è «mute swan». Seguono due rapaci, il nibbio reale (red kite) e l’albanella (hen harrier) che era stata quasi sterminata dai cacciatori di frodo. E ’ un esempio di come si possa, con interventi adeguati, ripopolare una specie. Il pi ù simpatico tra i finalisti è la pulcinella di mare (puffin), un piccolo e buffo volatile dal becco e dalle zampe rosse, adorato dai bambini. Ma lo si vede quasi esclusivamente in Scozia e passa buona parte del tempo in mare. Pi ù possibilità di vittoria sono attribuite al barbagianni (barn owl), un residente abituale delle campagne inglesi, e allo scricciolo (wren), l ’uccello più comune in Gran Bretagna: è piccolo, ma ha la voce possente, e potrebbe dunque rappresentare benissimo l’identità del Paese. Poche possibilità vengono date al martin pescatore (kingfisher) e alla cinciarella (blue tit). Tra i favoriti il merlo (blackbird) cos ì familiare nei parchi e nei giardini, e ovviamente l’adorato pettirosso (robin), che ha il vantaggio di avere una livrea e un nome molto british. Il 7 maggio la Gran Bretagna decider à, e il nome sarà comunicato forse prima di quello del nuovo premier. Lui passerà presto, ma l’Uccello Nazionale resterà per sempre.




Brescia, decine di uccelli protetti nel congelatore: blitz del CFS

Decine di esemplari appartenenti a specie protette di uccelli stipati all’interno di congelatori: una quindicina di volatili tra cui fringuelli e tordi sasselli, che sono stati salvati dalle guardie forestali e hanno poi potuto spiccare nuovamente il volo grazie al personale del Nucleo operativo antibracconaggio (Noa) del Corpo Forestale dello Stato di Brescia nell ’ambito di un’operazione denominata “Free Robin” (Pettirosso libero). Infatti, “grazie a una pervicace e articolata attività investigativa, è stato possibile individuare alcuni bracconieri che, con l’ausilio di reti, catturavano in natura uccelli appartenenti a specie particolarmente protette dalle normative nazionali ed internazionali ”. In particolare, i controlli sono scattati nel territorio della Val Sabbia e hanno portato “alla denuncia di sei persone che dovranno rispondere dei reati di furto aggravato (la fauna selvatica secondo la normativa vigente appartiene al patrimonio indisponibile dello Stato) e uccellagione ”. I cacciatori di frodo sono stati tutti colti in flagranza di reato mentre “erano impegnati nelle attività venatorie illecite, pertanto sono scattate perquisizioni domiciliari e locali nell ’ambito delle quali sono state poste sotto sequestro le reti e 90 esemplari appartenenti a specie protette, ritrovati morti all ’interno di alcuni congelatori. Tra questi vi erano peppole, pettirossi, fringuelli ”.




Pipistrelli rispettano ‘regole del traffico’ quando volano

Quando i pipistrelli volano a forte velocità alla ricerca di cibo seguono una sorta di ‘codice della strada’, rispettando vere e proprie regole del traffico. Lo sostiene una ricerca della University of Bristol. I ricercatori hanno osservato una particolare specie di pipistrelli, il vespertilio di Daubenton. Questi mammiferi percepiscono l ’ambiente circostante attraverso l’ecolocalizzazione: in pratica, emettono un suono nell’ambiente e ascoltano gli echi di ritorno. I ricercatori sono riusciti a misurare i sonar biologici dei pipistrelli che interagivano e calcolare ci ò che ciascuno percepiva. E hanno scoperto che questi mammiferi rispettano uno schema di ‘norme di circolazione’: si rincorrono l’un l’altro, girano in fila e rallentano per evitare collisioni e seguono i movimenti dei pipistrelli vicino. Secondo lo studio, i pipistrelli interagiscono scambiando informazioni tra il membro del gruppo che sta davanti e quello che lo segue: cercano il cibo, coordinano le manovre o si scambiano di posto copiando la ‘rotta’ che il pipistrello vicino seguiva a fino a 500 millisecondi prima (pari quasi quanto un battito di palpebre, che corrisponde a 300 - 400 millisecondi). “I pipistrelli - ha detto Luca Giuggioli, ricercatore della University of Bristol e tra gli autori della ricerca - sembrano aver sviluppato un semplice trucco: una volta che un altro individuo è abbastanza vicino da poter raccogliere la sua eco, copia la sua direzione di volo ”. La ricerca è stata pubblicata su Plos Computational Biology.




Parrocchetto di Latham rischia estinzione in 16 anni

È allarme per il parrocchetto di Latham, un pappagallo tipico della Tasmania: non solo continua il calo della popolazione, ma senza piani specifici per la salvaguardia del loro habitat questi uccellini potrebbero estinguersi in 16 anni. Lo afferma una ricerca condotta da ricercatori australiani e pubblicata sulla rivista Biological Conservation, che sottolinea come il numero di questi pappagalli potrebbe dimezzarsi ogni quattro anni, con un possibile calo del 94,7% nei prossimi 16 anni. Durante la ricerca, durata cinque anni, gli studiosi hanno scoperto che questi uccelli si spostano tra le diverse aree della Tasmania per riprodursi e cercare il cibo. Ma queste migrazioni vengono ostacolate dal disboscamento in atto, che sta frammentando foreste chiave. Alla minaccia della deforestazione si aggiunge quella dei petauri dello zucchero (noti anche come scoiattoli volanti), che attaccano i pappagalli, soprattutto nelle aree deforestate. Gli autori dello studio sottolineano la necessit à di una moratoria sul disboscamento nell’habitat di questi uccelli fino alla realizzazione di nuovi piani per la loro salvaguardia. “I nostri modelli - ha detto Dejan Stojanovic, ricercatore dell’Australian National University e coautore della ricerca - sono un campanello d’allarme. Le azioni per preservare il loro habitat nelle foreste non possono aspettare ”.