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                Unione Italiana Ornitofili 
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                Problemi in natura per il Carpodaco 
                messicano 
             
                La congiuntivite micoplasmica 
             
                Da quando il primo caso conosciuto di un 
                Carpodaco messicano con occhi gonfi ed arrossati fu osservato 
                nel gennaio 1994 negli Stati Uniti, la congiuntive micoplasmica 
                o “malattia del Carpodaco messicano” si è 
                sparsa velocemente, interessando principalmente la popolazione 
                orientale della specie, che in gran parte è separata 
                dalla popolazione occidentale dalle Montagne Rocciose.  
             
                Gli uccelli con la congiuntivite 
                micoplasmica hanno occhi arrossati, gonfi, acquosi o crostosi. 
                Nei casi estremi gli occhi sono così gonfi che gli 
                uccelli sono virtualmente ciechi: gli animali in tal caso si 
                alimentano con difficoltà. Se l'uccello infettato muore, 
                accade di solito non per la congiuntivite in sé, quanto 
                per l’inedia, la vita al suolo o la predazione. 
             
                Anche se gli uccelli infettati hanno spesso 
                lesioni agli occhi, la malattia è soprattutto 
                un'infezione respiratoria. È causata dal micoplasma 
                gallisepticum, che è un agente patogeno comune in 
                tacchini ed in polli domestici. L'infezione non è 
                pericolosa per gli esseri umani e non era stata segnalata in 
                uccelli canori prima d’ora.  
             
                La congiuntivite è stata 
                inizialmente notata in carpodachi messicani durante l'inverno 
                ‘93-94 nella Virginia ed in Maryland. La malattia 
                successivamente si è diffusa lungo il litorale orientale 
                ed ora è segnalata nella maggior parte dell'America 
                nord-orientale, avendo come estremo a nord il Quebec (Canada) e 
                come estremo sud la Florida. Inoltre è comparsa in altre 
                specie (come per esempio il lucherino americano e alcune specie 
                locali di frosoni).  
             
                Fino agli anni ’40 il Capodaco 
                messicano era presente esclusivamente nell’America 
                nord-occidentale. Alcuni esemplari sono stati liberati nell'est 
                dopo che ne furono vietate le vendite quali uccelli da gabbia, 
                divenute illegali. I soggetti liberati si sono riprodotti con 
                successo velocemente in natura, diffondendosi poi negli stati 
                nord-orientali del continente. Poiché le odierne 
                popolazioni orientali del Carpodaco messicano derivano 
                interamente da un piccolo numero di uccelli liberati, la 
                consanguineità è elevata e la variabilità 
                genetica bassa.  Tali popolazioni sono quindi più 
                suscettibili alla malattia di quelle autoctone dell'est.  
             
                Le popolazioni di Carpodaco messicano sono 
                però numerose e gli uccelli tendono a mischiarsi, 
                soprattutto nelle zone in cui si alimentano. Di conseguenza 
                aumentano le probabilità di infezione di nuove 
                popolazioni finora indenni. Inoltre, alcuni uccelli infettati 
                non muoiono per la malattia, divenendo portatori sani, il che 
                aumenta la probabilità della relativa trasmissione ad 
                altri individui.  
             
                Va infine segnalato come fin ora la 
                congiuntivite micoplasmica non sia mai stata descritta in 
                individui domestici della specie (assenti negli Stati Uniti per 
                il divieto di detenzione ma comunissimi in Europa, anche in 
                alcune interessanti mutazioni di colore). 
             
                Unione Italiani Ornitofili, 2006  
             
                © La 
                riproduzione anche parziale, se non espressamente autorizzata, 
                è vietata 
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