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Unione Italiana Ornitofili
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Le turbe dell’apparato riproduttivo
La cosa più semplice da fare per
riuscire nella riproduzione degli uccelli domestici è
ovviamente di scegliere di allevare specie considerate come
facili a riprodursi, come alcune varietà di canarino o d
il diamante mandarino, e formare delle coppie sicure (un vero
maschio ed una vera femmina), che sono state ben
“preparate” nei mesi invernali precedenti la
stagione delle cove.
È noto che l’aumento della
durata della luce quotidiana agisce sul complesso
ipotalamo-ipofisi degli uccelli ed induce la maturazione degli
organi riproduttivi.
L’eccitazione dei centri nervosi si
trasmette alla ghiandola ipofisaria, considerata il centro
della “gestione” ormonale dell’organismo, che
a sua volta invia un segnale chimico alle gonadi,
“invitandole” a prepararsi per la riproduzione.
L’ovaio produce gli ovuli ed i
testicoli gli spermatozoi. Gli uccelli si animano di impulsi
amorosi che inducono alla conquista e la difesa del territorio
con il canto, le parate od il confronto diretto tra maschi, al
fine di attirare la femmina. La parata nuziale, la costruzione
del nido, la deposizione, la cova e l’allevamento dei
giovani seguono naturalmente.
Senza entrare nel campo prettamente tecnico
della medicina veterinaria, vediamo quali fattori possono
intervenire nel ciclo riproduttivo portando l’allevatore
all’insuccesso.
È chiaro che un uccello malato va
escluso dal ciclo riproduttivo che porta a perpetuare la
specie. Una patologia a carico di un grande apparato
dell’organismo, sia quello respiratorio, che quello
digestivo od un altro, ha degli importanti influssi
sull’insieme delle funzioni dell’organismo. Il
cattivo funzionamento anche di un solo organo (fegato o rene,
per esempio) compromette l’equilibrio generale. A
corollario di tutto ciò si può affermare che
l’atto della riproduzione ben riuscito è un
segnale di buona salute. Nel caso degli uccelli domestici vi si
scorge inoltre un segno di benessere e di eccellente
adattamento dell’animale alla cattività.
Tra le cause di insuccesso legate
all’ambiente vanno ricordate la cattiva gestione del
fotoperiodo e della temperatura, un’alimentazione
inadeguata, la mancanza di igiene, un grosso disturbo di
origine esterna (gli uccelli hanno bisogno di
tranquillità), la scelta sbagliata dei riproduttori.
Questi diversi fattori impediscono lo sviluppo armonioso della
maturazione delle gonadi, ma appartengono ad un settore sul
quale si può facilmente intervenire.
La presenza negli uccelli di malattie
dell’apparato riproduttore non è frequente. In
questo caso l’allevatore si trova di fronte ad un fatto
compiuto, che spesso compromette definitivamente la
riproduzione e lascia solo la speranza di salvare almeno la
vita all’animale.
I problemi più gravi li pone
l’eventuale presenza di tumori. Si tratta in particolare
di neoplasie maligne, che possono colpire sia i testicoli sia
il grappolo ovario. Meno rari di quel che si crede, si
sviluppano subdolamente in modo discreto, prima di manifestarsi
con sintomi talmente gravi (deperimento, zoppia,
“cambiamento di sesso”, cioè, per esempio,
viraggio al bruno della cera blu dei maschi di pappagallo
ondulato) che sono l’annuncio di una morte imminente.
Ovviamente i soggetti colpiti non si accoppiano o sono
infecondi.
Alcune patologie interessano
l’ovidotto dell’apparato riproduttivo femminile:
salpingite e iperplasia cistica, per esempio, per la cui
diagnosi sono indispensabili endoscopia, biopsia ed esami
batteriologici, prima di intervenire con adeguati trattamenti
terapeutici.
Certi problemi legati alla deposizione
derivano dalla formazione dell’uovo senza guscio o per
deposizioni intraddominali, preludio ad una fatale peritonite.
La ritenzione dell’uovo è
spesso dovuta ad un deposito eccessivo di calcio, che forma
intorno all’uovo un contorno irregolare e ruvido,
fissandolo come con degli uncini alla mucosa
dell’ovidotto e bloccandone la progressione. In questa
evenienza è tecnicamente possibile estrarre l’uovo
seguendo i principi del parto cesareo, in anestesia generale.
Nei casi più semplici un grosso uovo bloccato nella
parte distale dell’ovidotto può fuoriuscire grazie
a del calore (la gabbia infermeria è molto utile) o con
l’inserimento, mediante pipetta o contagocce, di alcune
gocce di olio di vaselina nel condotto.
Un’altra patologia della deposizione
consiste nel prolasso dell’ovidotto. In tale evenienza il
veterinario può intervenire, almeno nei pappagalli di
taglia media o grande, riducendo l’anomalia con una
sutura di contenimento.
In caso di necrosi dell’organo, rara
ma possibile, l’intervento di asportazione è
indispensabile per salvare la vita del “paziente”
alato.
Unione Italiani Ornitofili, 2007
© La
riproduzione anche parziale, se non espressamente autorizzata,
è vietata
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